Fratelli serbi, voglio essere li' con voi. Voglio partecipare anch'io ai concerti sotto le bombe. Aspettatemi. Passero' il confine, l'Italia, e verro' li'. Patiro' la fame, il freddo. Lo so, non avro' sigarette da fumare. Ma saro' li': voglio rifugiarmi nelle caserme, pregare ogni notte che non sia l'ultima notte. Voglio sentire le sirene urlare, caccia sul tetto, boati in lontananza, piu' vicini, accidenti quanto vicini. E forse domani chissa'. Forse si fara' la pace, forse. E voglio morire con voi sotto le bombe. Qualche missile Nato, dei paesi civili, voglio che esploda alla mia casa. Le mura si accartoccino sopra di me, il fuoco cancelli la mia identita'. E che nessuno sappia mai nulla della mia esistenza. Fratelli Serbi, prima pero' voglio veder morire i miei genitori, e i miei amici saltare in aria. E piangere. Poi, dopo, voglio andarmene piu' in giu'. In altre citta', paesi. E voglio arrivare al confine. E trovare gli uomini del vostro grande esercito morire per uccidere i nostri fratelli, i Kosovari. Voglio montare su un treno, cemento, voglio veder mio figlio, la mia vita, un colpo, e' fucilato. Mia moglie, distante, io rinchiuso, un campo, chissa'. Voglio piangere. Voglio capire perche'. E moriro' con un colpo alla tempia, giustizia sommaria, mia moglie stuprata, pulizia etnica. E voglio scendere, scendere ancora. Voglio arrivare nelle citta' che non ci sono piu'. Pristina, citta' fantasma. I miei fratelli sepolti, o scappati, o bruciati. Voglio vedere la stampa sparire, e le bombe cadere. E le scene che mai nessuno potra' raccontare. Quelle scene che chi vede poi muore. Fratelli, andatevene! Poi voglio scappare. Son lunghe le strade del sud. Freddo, non si mangia, domani forse. Gli anziani muoiono, i giovani son gia' morti. Le donne. Io bambino, saro' strappato dalle braccia di mia mamma. Mia mamma uccisa, rapita; le fanno cose che non capisco, poi bum e non si alza piu'. E voglio arrivare al confine. Tirana. E ritrovarci in migliaia. Senza dove, senza chi. Domani, ognuno, chissa'. Voglio scendere. Voglio far la fila, di notte, fuori, il pane. Le palestre piene. Voglio conoscere, e salvare qualcuno. O rubare quel cibo, in fondo non puo' bastare per tutti. Voglio arrivare al mare. Voglio vedere lo schifo, la mafia, i ricatti. Voglio montare, un gommone, una nave. E prendere il largo, la notte e' piu' freddo. Voglio affondare e perdere il volto, gelide le eliche. Oppure acqua, e' un abisso. Respirare l'ultimo litro nei polmoni, quegli ultimi gesti, urlo al silenzio, che sono la morte. Non voglio avere nessuna speranza. Voglio venir trovato dalla guardia italiana, e vedere mio figlio lanciato nei flutti, voglio tuffarmi a salvarlo e vederlo affogare. E arrivero' domani in Italia, ho paura, all'alba. Una scogliera, freddo, sono solo. Trovato, portato nei campi. Vestito. E scappare. Tornare nella mia strada, e vendere, vendermi. E qualcuno mi leghi, mi faccia subire, mi rubi i miei soldi. E scappare, e' l'ombra. E finire: una panca in stazione, un semaforo, vendere calzini alle porte, droga ai bambini, rose ai bravi fratelli italiani che mangiano, pensano, guardano, comprano, vendono, giocano, litigano. Mentre io muoio.