Non e' che tu sappia poi molte cose di me; ci siamo visti si e no tre giorni. Pero' sai delle cose di me che nessun altro sa... hai potuto appurarle di persona. Mi riferisco naturalmente alla mia doppia personalita'. Ultimamente variano in continuazione i miei metri di misura della realta'. Al solito, ogni tanto viaggio; e i viaggi fanno pensare. Per i giri un po' piu' lunghi in genere mi riservo i periodi post-esame. Ma l'ultimo viaggio interessante (naturalmente non ne ho parlato con nessuno), e' quello della settimana scorsa. Il bagaglio e' un po' improvvisato, per la verita'. Il vestito da supereroe era l'unica cosa rossa che avevo in giro per la casa, un vecchio pigiama che (anche se un po' stretto) comunque e' rosso. Ho solo voglia di partire,non ho una meta precisa. Voglio seguire l'istinto. L'istinto mi portatera' dove e' destino che io vada, dove una situazione umana mi aspetta. Esco in giardino, guardo la luna. Poi, supernocciolina. Volo. Mi alzo di un paio di metri. Fa un po' freddino; e' quasi sera. Salgo lentamente, che bello il senso di leggerezza! Il tetto, dall'alto. Poi comincio a vedere i tetti anche delle altre case; e il campanile della chiesa, il paese, la strada, case e campi e case. Poi le case sembrano dei giocattoli, e le macchine cominciano ad accendere i fanali. Poi non si distinguono piu' le cose, le strade diventano linee gialle luminose; le citta' sono come costellazioni di luci. Si vede anche il mare, scuro. Chiare, le nuvole, verde, la terra. Da qui sembra tonda. Anzi, lo e' proprio, e' un pallone silenzioso bianco, blu e verde e marrone, nella meta' dalla parte del sole che e' illuminata, fatta a forma di luna; L'altra meta' quasi non si vede, e' al buio. Qua in alto fa proprio freddo. E silenzio. Vuoto: non si sente proprio niente. Io me ne rimango fermo per una mezz'oretta bella e buona; a qualche chilometro sotto di me vedo passare anche un affarino che luccica! Probabilmente e' un satellite. Un'altra supernocciolina, attivo il superudito. Ascolto in direzione Terra, e' troppo divertente. Prima non si riesce bene a capire, poi distingui le voci... urla a una partita di calcio... gente... bambini che giocano. Una bambina. Ma dice le parolacce! Enno'! Scendo subito giu' in picchiata, le insegno io come si parla! (la storia di Arjeta e' storia vera) Mi ritrovo a Rjeka (Fiume). Nel cortile di un giardino di suore, alcuni bambini giocano a pallone. Non so bene quanto tempo e' passato, per la verita'; visto che c'e' il sole. In un angolo, una bambina. E' seduta sullo schienale di una panchina; credo che faccia il tifo per quelli che perdono. Mi avvicino. E' biondina, capelli lunghi. Faccia da furetto. <>, le dico. <>. Mi guarda, annuisce. Inveisce contro un bambino deficiente che fa autogol. Ma non capisco la lingua. Che strano, penso; <> Fa 8 con le mani, ma non si distrae dai maschi che giocano. <> Finalmente mi degna di uno sguardo. Anzi, mi squadra per bene... sorride. Forse saranno le orecchie o forse il pigiama. <>, esclama. Non e' italiana, deve aver imparato l'italiano in tv. <>, rispondo. <>, sbuffa; si rigira. <>, dico. <> <> <>, fa lei. Parla bene l'italiano, pero'. E non parla come una bambina di otto anni. <> <> <>. Sorride, poi continua: <> <>, faccio io. La guardo, mi sono lasciato trascianare dal racconto. <>, le dico. <>, esclama candidamente la bambina. <> Arjeta si illumina:<> <> Mi costera', ma apro una mano. Dentro c'e' una supernocciolina. Sembra tiepida, a vederla. <>, urla lei incuriosita. <>. <>, allunga la mano, la prende, <>, se la infila in tasca. Lo stesso giorno ho consegnato molti altri bagigi. Uno a un padre cui e' morto il figlio in un incidente in motorino; uno a un bambino che viveva sulla strada sniffando colla in America Centrale, uno a un tipo che mi stava simpatico. Me ne era rimasto uno solo, di bagigio, giusto per tornare a casa. Ma volando sentii una voce. Una cantilena, anzi un pensiero. E' un paesino, una finestra. Entro. Dentro trovo una ragazza, sola. Tale Manila; non so molto di lei, lei gia' mi deve aver visto su Topolino. <> <> <<...non so... forse si. Che bello vederti!>> <> <>, mi racconti. E' bello quando qualcuno capisce che puo' fidarsi di te e ti racconta quello che realmente ha dentro; quello che le parole non dicono. <>, ti confido. <> <> <<...>> <> <> , in uno slancio di incoscenza rifiuti la supernocciolina che ti offro. Io son costretto a cedere. <> <, aggiungo. Tu mi guardi, sei silenziosa, non capisco e non capisci. Annuisci. Apro la finestra, saluto, e scompaio. Ciao, Marco